SULLA CHIUSURA DEL DORMITORIO DEL RIALZO

Dopo 4 anni chiude il dormitorio del Rialzo. 4 anni in cui le difficoltà sono state notevoli ma si è cercato, con tutti i limiti, di dare una risposta temporanea alle tantissime persone (migranti e italiani) che non avevano un tetto sulla testa.

Che quella del dormitorio non era una situazione dignitosa che potesse garantire gli standar minimi di decoro a chi per un motivo o per l’altro si è trovato a viverci era chiaro a tutta la città ma, nonostante tutto, nessuno ha dato una soluzione alternativa, nessuno ha (ri) aperto le strutture nate per l’accoglienza. Già nel 2010 la situazione appariva in tutta la sua criticità così decidemmo di costruire un percorso di lotta che portò all’occupazione di viale trieste che, come è noto a tutti, è stata sgomberata nel giro di un mese. Attorno all’occupazione di viale trieste sono stati creati tantissimi falsi storici e ricostruzioni denigratorie. L’elenco è lungo: “il rialzo ha portato i migranti a farsi denunciare con la falsa promessa della casa”; “hanno occupato uno stabile privato”;”non hanno detto cosa si andava a fare”; “una volta sgomberati i migranti sono finiti in galera”; “continuano ad avere problemi con la giustizia”; “non possono più rinnovare il permesso di soggiorno”; “hanno strumentalizzato i migranti per farsi i cazzi loro”.

Proviamo ora a rimettere un pò di tasselli al loro posto: l’occupazione di viale trieste è nata con circa 20 nuclei tra italiani e migranti, famiglie e singoli con il problema della casa. Ogni parola detta nelle assemblee è stata tradotta in tutte le lingue delle etnie presenti (equadoregne,etiopi, eritree, somale, marocchine, ghanesi, romene); tutti erano consapevoli che quello che si proponeva era un percorso di lotta e non l’assegnazione o il miraggio di una casa; il palazzo occupato appartiene allo stato ma è nell’elenco dei beni cartolarizzati sui quali stanno solo speculando facendo lievitare il valore degli immobili nel mercato virtuale ; l’occupazione di uno stabile a scopo abitativo non è tra i reati ostativi al rinnovo del permesso di soggiorno, inoltre, nella quasi totalità dei casi, i giudici riconoscono lo “stato di necessità”; al momento dello sgombero nessuno dei migranti è stato portato in carcere ma solo in questura, assieme agli italiani, per essere identificati e rilasciati lo stesso pomeriggio; il processo su viale trieste non è ancora cominciato evitassero, quindi, le cassandre di questa città di scrivere la sentenza prima dei tribunali; infine il Rialzo non è un ente assistenziale.

Il dormitorio del rialzo lo conoscevano tutti gli enti e le associazioni, lo conosceva bene anche la questura che ogni tanto ci portava qualche migrante o italiano che non aveva dove stare. Negli ultimi due anni più volte abbiamo incontrato il comune per trovare una alternativa dignitosa, in particolare dopo il rogo di via XXIV Maggio, abbiamo visto lo stabile possibile (ex scuola elementare di c.so vittorio emanuele, oggi murata) ed anche il progetto su carta e a parole, ma nulla èstato fatto. A marzo, con la chiusura dei centri di accoglienza per i rifugiati dell’emergenza nord africa (altra mega speculazione sulla pelle dei migranti come del resto buona parte dei progetti che ruotano attorno ai flussi migratori e che principalmente pongono il migrante come un soggetto inferiore e bisognoso d’assistenza e di guida!) ci siamo ritrovati con decine di persone che hanno chiesto e ottenuto accoglienza, ma con la consapevolezza che non poteva durare. Più volte abbiamo avvisato il comune che questa situazione non poteva andare avanti per molto, di sicuro non per un altro inverno. Il solaio è pericolante e soggetto ad infiltrazioni di acqua, presenta delle lesioni preoccupanti e noi non vogliamo avere nessuno sulla coscienza ne tantomeno versare lacrime di coccodrillo. Non abbiamo costretto nessuno a venire nell’occupazione delle canossiane dello scorso 31 ottobre ma tutti erano stati avvisati, da tempo anche, che dovevano trovare un’alternativa prima dell’inizio delle piogge. Molti oggi sono nell’occupazione, altri hanno trovato casa o ospitalità presso amici ma alcuni non volevano andar via dal rialzo perchè “qualcuno” li ha convinti che “il rialzo è un posto di tutte le associazioni presenti nell’area delle ex officine, regolarmente concesso dal comune e per il quale tutte le realtà presenti hanno un regolare contratto!”, inoltre li hanno convinti che noi li avremmo portati a farsi denunciare! Il rialzo è un posto occupato nel 2007, il primo occupato nell’area e dietro il quale si sono sempre “nascosti” gli altri che sono altrettanto occupanti abusivi ma non l’hanno mai rivendicato.

Questo è solo un riassunto di alcuni fatti e del chiacchiericcio che da anni ruota attorno al dormitorio e al rialzo. Ma siamo stanchi di sentirci attaccati da quanti si limitano a fare progettini sugli immigrati e non fanno niente per risolvere l’emergenza abitativa (senza distinzioni di sorta tra clandestini, migranti economici, rifugiati,emergenza nord africa ecc). Noi abbiamo le nostre pratiche e non abbiamo bisogno di strumentalizzare nessuno ne tantomeno costringiamo qualcuno a seguirci. Cerchiamo di creare percorsi di lotta condivisi contro un sistema che è arrivato ormai al collasso che costringe milioni di persone alla povertà e ai ricatti, senza distinzioni di razza. Quelli che ci attaccano sono gli stessi che osannano le lotte che fanno altri lontano dal proprio giardino…forse perchè le lotte degli altri sono sempre più verdi? Come funziona? Se un migrante ogni giorno rischia per la sopravvivenza vendendo merce contraffatta o lavorando a nero è tutto a posto mentre invece quando alza la testa e comincia a rivendicare diritti e a lottare per questi non va più bene? Forse che un migrante che lotta fa scoppiare le contraddizioni nei professionisti dell’immigrazione (che spesso millantano pure di essere compagni!) e magari priva i migrantologi della benchè minima ragione d’esistere e fa perdere loro il“lavoro”? Tranquilli gente come voi trova sempre il modo di riciclarsi!

E poi ancora: perchè tutti gli altri inquilini dell’area delle ex officine si stanno schierando contro la chiusura di un posto indecoroso e pericolante? Forse perchè nelle stanze dei bottoni si spacciavano il dormitorio come una loro “misura di contrasto” all’emergenza abitativa? L’unica volta che questi soggetti hanno parlato di emergenza abitativa per i migranti è stato all’indomani dello sgombero di viale trieste e all’indomani del rogo di via XXIV maggio. Le solite lacrime di coccodrillo. E poi di nuovo il silenzio. Oggi ritornano a parlare forse perchè gli abbiamo rotto il giocattolo? O forse avrebbero preferito puntare il dito (e presentare un nuovo progetto) dopo un’altra tragedia? Il re è nudo e vaffanculo!

CPOA Riazlo

9 novembre 2013